martedì 1 giugno 2010
PROLOGO
Non era il buio a spaventare Pat Turner, piuttosto erano i rumori che vi si nascondevano a terrorizzarlo. Camminava barcollando lungo il ciglio della strada, sporgendo di tanto in tanto il pollice destro nella vana speranza che a quell'ora di notte passasse qualcuno. Il pick-up lo aveva abbandonato solo una mezz'ora prima, quando era andato a schiantarsi contro un lampione, procurandosi un brutto taglio alla tempia sinistra; 'Maledetto ferro vecchio' pensò Pat, ma sapeva bene che la colpa di tutto quel casino era solo sua: aveva bevuto -più di quello che poteva reggere, a onor del vero- e aveva preso un paio di pasticche. Mettersi alla guida non era stata di certo una buona idea, ma questo Pat non lo aveva tenuto in considerazione quando aveva inserito le chiavi nel quadro di accensione . Gli era parso un trionfo quando era riuscito a mettere in moto il furgone dopo solo tre tentativi infruttuosi.
Il dolore alla testa era quasi insopportabile e sentiva la ferita pulsare, mentre una nausea acida aveva incominciato ad infastidirlo pochi minuti dopo l'incidente: camminare era un'azione dannatamente difficile, sia per la sensazione di smarrimento dovuta alle droghe, sia per l'annebbiamento che provava a causa della tremenda botta. Naturalmente non aveva con sè il telefono cellulare, probabilmente l'aveva dimenticato a casa di Pete, che comunque era troppo lontana da raggiungere a piedi e come se non bastasse il tratto di strada in cui si trovava era poco trafficato anche durante il giorno; Pat si sentiva disperato e non riusciva a ragionare: i rumori che provenivano dal bosco alle sue spalle lo spaventavano a morte e l'effetto delle droghe, unito al dolore sordo che rimbombava nella sua testa, non faceva altro che amplificare il terrore.
Si sentiva perduto quando, tutto ad un tratto, intravide, sebbene la vista continuasse ad annebbiarglisi, una sagoma in lontananza, proprio sulla strada.
"Ehi!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola, emettendo un suono sgradevole con la voce impastata. "La prego mi aiuti, ho avuto un incidente!" continuò, cercando di correre goffamente verso lo sconosciuto. Dopo qualche secondo si sorprese a fermarsi per riprendere fiato, a testa bassa. Quando la risollevò lo sguardo la sagoma scura era a pochi metri da lui, avvolta in una strana nebbia che sembrava evaporata dal nulla.
'Ma che diavolo...?' pensò Pat: come aveva fatto quell'uomo a percorrere una distanza così lunga nel giro di pochi secondi? La vista andava peggiorando ogni secondo di più e tutte le cose gli sembravano in continuo movimento e distorte, non sapeva più se la colpa era da attribuire all'incidente o alle pasticche che aveva buttato giù un'ora prima.
E non dimenticarti la bottiglia di Jack con cui le hai mandate giù per la gola, Gringo gli ricordò una vocetta maligna nella sua testa ammaccata. Droghe o no, quello che vedeva, seppure con una certa fatica, non gli sembrava reale: pochi secondi prima quell'uomo era ad almeno cento metri di distanza e adesso era davanti a lui, ma non riusciva a distinguerne i tratti a causa di quella foschia spuntata all'improvviso. Ora che ci faceva caso, la nebbia era ovunque e avvolgeva anche lui: all'improvviso si sentì invadere da un freddo sgradevole che gli pungeva la nuca.
'D'accordo' pensò 'Hai venticinque anni e negli ultimi tempi hai un po' esagerato con l'alcool
(Per non parlare delle droghe: ne hai provate parecchie ultimamente, dico bene Gringo?)
ma questo è un po' troppo strano, anche per uno strafatto come me'. Mentre pensava a tutto questo in un fin troppo generoso momento di lucidità, l'uomo nella nebbia disse qualcosa, ma la sua voce era poco più di un sussurro e Pat non capì.
"Come?" chiese Pat, con un sorriso stupido dipinto sul volto: incominciava a girare tutto di nuovo.
"Sei ridotto all'ombra di te stesso, Gringo" ripetè l'uomo. Pat trasalì violentemente e cadde per terra, ritrovandosi sdraiato. 'Come ha detto?' pensò inorridito.
"Ma guardati" continuò l'uomo, avanzando di qualche passo verso quel venticinquenne strafatto e ubriaco che ora stava sdraiato per terra, con una camicia a scacchi macchiata ovunque e un paio di jeans lisi sul ginocchio; Pat guardava stralunato la sagoma che si avvicinava e ancora non riusciva a distinguerne i tratti del volto, che erano avvolti nella penombra. Ma la sua voce la conosceva bene
(Sei ridotto all'ombra di te stesso, Gringo)
Era la stessa che gli faceva notare continuamente quanto fosse caduto in basso, quella vocetta petulante e vagamente stridula che lo scherniva ogni volta che si svegliava su un pavimento freddo e sconosciuto, magari nel suo stesso vomito rappreso (e gli era capitato spesso ultimamente). Era la voce della sua coscienza, la voce della verità. La voce di un morto.
"Alzati, Gringo" continuò l'uomo avvolto nella nebbia e stavolta la sua voce era molto più maligna di prima, molto più cattiva di come risuonava di solito nella testa di Pat: non sembrava nemmeno umana e questo lui lo avvertì immediatamente. Con grande fatica si rimise in piedi e cercò di indietreggiare, senza nemmeno accorgersi di stare entrando nel bosco che si estendeva rigoglioso (e alquanto minaccioso nella notte) alle sue spalle. 'No' si disse 'Sono le droghe, sono solo le droghe'
(E la bottiglia di Jack! Te la ricordi la bottiglia di Jack, Gringo?) lo apostrofò la vocetta maligna, questa volta nella sua testa, ma era certamente più dolce di quella dell'uomo che aveva davanti.
"Mi hai lasciato andare giù come un piombino, Gringo. Non si fa con gli amici, no. Non si fa!" sibilò l'uomo e in un istante gli fu addosso: Pat sentì il peso di un essere umano lanciato a tutta velocità che lo atterrava; ormai si era addentrato parecchio nella boscaglia senza nemmeno rendersene conto e quando l'uomo lo spinse con violenza finì su un terreno freddo e fangoso, coperto di foglie secche. La sua mente a quel punto non era più lucida da un pezzo, ma riuscì lo stesso a formulare un pensiero sensato, mentre il terrore lo avvolgeva come un boa tra le sue spire: 'Non può essere lui! La terza 'P' è morta, morta!'.
"Carogna! Non si fa con gli amici, non si fa come hai fatto tu!" urlava l'uomo e Pat si sentiva colpire con violenza sul volto, sulle costole, sulle ginocchia: non era la forza di un uomo quella che sentiva abbattersi sul suo copro inerme, era come se un autocarro gli stesse passando sopra lentamente.
"Scusa Preston! Scusa!" cercò di dire Pat, ma un colpo più forte degli altri gli frantumò gran parte dell'arcata dentale superiore e sentì l'osso rompersi fino alla base del naso. Era pazzesco, non poteva essere vero, era un'allucinazione, pensò, mentre il dolore al volto diventava un'agonia insopportabile.
(Molto realistica però per essere un'allucinazione, non trovi, Gringo?)
Sempre la voce nella sua testa. Non era difficile immaginare perchè la sentisse continuamente, dopotutto era la voce dell'uomo che gli stava spaccando la testa in quel momento, l'uomo che due anni prima aveva lasciato affogare nel lago per salvarsi. Era logico che quella voce avesse sostituito la sua coscienza per ricordargli in ogni istante quanto facesse schifo. Ma per quanto fosse fatto, per quanto ormai il suo cervello funzionasse spesso e volentieri a intermittenza, non poteva credere che Preston
(Detto anche Gaucho, ricordi, Gringo?)
fosse tornato solo per ammazzarlo. Era tutto finto, non c'era niente di vero.
"Questo è vero, lurido bastardo!" ululò Preston-Gaucho e abbattè un altro tremendo colpo al torace di Pat: lo sterno di si frantumò con uno schiocco secco, come quello di un ramo spezzato in una notte silenziosa. 'Lo merito' pensò Pat sentendo uno sbuffo di sangue salirgli in gola. 'Fatemi smettere però, fatemi smettere di respirare!' gridò dentro di se: urlare gli avrebbe fatto troppo male e respirare era ancora peggio. Con gli occhi velati da lacrime di dolore e da tutta la merda che aveva ingerito un'ora prima, Pat guardò l'uomo che era sopra di lui e ora, alla luce della luna (la nebbia era scomparsa), lo vedeva: il naso storto, gli occhi neri e i denti bianchissimi digrignati, i capelli lunghi e scuri che incorniciavano quel volto feroce. Quell'essere somigliava molto a Preston, ma lo sguardo assassino gli diceva che non era lui. Era qualcosa di molto peggio.
"Lo stolto che si sporge per guardare il fondo del pozzo ci cade dentro!" ringhiò Preston con una voce ora spaventosamente distorta, quasi demoniaca, e con un ultimo, tremendo colpo pose fine alla vita di Pat. Prima che il pugno del suo aggressore gli sfondasse il cranio, Pat ebbe il tempo di sentire per l'ultima volta la voce della sua coscienza: E tu ci sei caduto con tutte le scarpe. Bon Voyage, Gringo.
Non appena la vita fu strappata dal corpo di Pat Turner, la figura di Preston scomparve, come un filo di fumo che si spezza, e nel bosco tornò il silenzio; un raggio di luna illuminava il corpo ormai freddo del giovane: era perfettamente integro, sembrava che stesse dormendo. Delle terribili ferite inferte dall'amico defunto non sembrava essere rimasta nessuna traccia.
Fu così che iniziò tutto quanto: con la morte di Pat Turner. Altre, ben peggiori, sarebbero seguite.
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"Non era il buio a spaventare Pat Turner, quanto i rumori che si nascondevano in esso."
RispondiEliminaIo cambierei così la prima frase, a mio avviso rende meglio l'effetto, poi vedi tu.
"era qualcosa di molto peggio."
la e maiuscola, piccolo errore ;D
In generale l'incipit alla storia scorre bene e si comprendono chiaramente i fatti, tuttavia un paio di cose mi paiono strane:
1. le persone ubriache non provano molto dolore, se sono anche fatte poi, il dolore non lo sentono nemmeno con l'auricolare!
Basti pensare a certi episodi narrati dalla polizia di persone strafatte che scappavano dalla cattura noncuranti di colpi di pistola o menomazioni varie.
2. Se davvero ha provato droghe di tutti i tipi dovrebbe essere abituato ad allucinazioni ben più strane di queste, talune droghe provocano stati di ultracoscienza che sono molto distanti dal normale stato umano, altro che vedere un tizio nell'ombra che ti parla.
Per il resto, si nota l'influenza della recente scena "Horror" internazionale, ma non è troppo marcata e poi lo stile personale si affina con il tempo, quindi vabbè.
Fino ad ora la storia è abbastanza avvincente, proseguo nella lettura :)
Ciao! Grazie dei suggerimenti! gli errori mi sfuggono spesso, è vero, però per quanto riguarda l'ubriachezza, il dolore e lo stupore di lui nell'avere quell'allucinazione c'è un motivo che non è ancora stato svelato. In un altro commento mi dici di provare a non mettere gli avvenimenti in una linea temporale di successione: questo riguarda solo i primi capitoli, andando avanti la storia si dipana su più piani temporali che andranno a toccare anche periodi lontani di decenni... poi per il resto devo ancora affinare la tecnica è vero! Mi fa davvero piacere vedere che mostri questo interesse verso il racconto, se ti va potresti farmi notare quello che secondo te sarebbe da sistemare anche nei prossimi capitoli?
RispondiEliminaNe sarò lieto, mi fa piacere risultare utile se posso ;)
RispondiEliminaAllora grazie! metterò un nuovo post tra poco, fammi sapere che ne pensi se vuoi.
RispondiEliminaInteressante... non vedo l'ora di leggere gli altri capitoli!
RispondiEliminaprologo molto interessante, me lo sono letto tutto d'un fiato :)
RispondiEliminatra l'altro in questa breve introduzione oltre alle influenze mistico/horror in stile Stephen King ho notato un piacevole influsso Pulp che purtroppo ho già visto scemare con il primo capitolo... vebbè peccato... le premesse sono comunque interessanti ;)
per la prima fraso volevo suggerire un: "Non era tanto il buio a spaventare Pat Turner, quanto i rumori che vi si nascondevano a terrorizzarlo"
Grazie del complimento!! L'elemento pulp l'ho attenuato perchè andando avanti tornerà in maniera quasi violenta e non volevo esagerare subitoXD
RispondiEliminaniente male come prologo,anche se mi ricorda il gioco alan wake (bosco ,nebbia e strano individuo :) ) e anche per questo che mi piace!
RispondiEliminaPurtroppo non ho molto tempo libero, ed oggi ho letto il primo capitolo, ma non appena ho tempo continuo a leggere... tralasciando quelli che possono essere gli errori (di cui non mi intendo assolutamente) trovo la tua scrittura molto coinvolgente per quello che può valere il mio parere si intende ^_^
RispondiElimina@BOWnemesis: Grazie! si in effetti mi sono ispirato tra le altre cose anche ad Alan Wake, che considero uno dei migliori giochi a cui abbia mai giocato!
RispondiElimina@sandyna1:Sono contento che ti piaccia, spero di riuscire a mantenere alti i toniXD
Seguendoti da poco su youtube, sfortunatamente ho scoperto solo ora dell'esistenza di questo blog e di questo racconto.
RispondiEliminaAdoro i racconti horror e adoro questo racconto. Bè, per ora ho letto solo il prologo, e l'ho trovato fantastico. Cerco di recuperare il più in fretta possibile. Sinceramente all'inizio stavo per storcere il naso, avevo avvertito un dejà-vù, ma proseguendo mi son ricreduto. Devo dire che è scritto molto bene, abbastanza pulito. Adoro la vocina maligna e Preston mi sa tanto di Jason Voorhees, e non so perchè anche di Freddy. Mi sbaglio?
Comunque mi devo inchinare, complimenti.
Molto suggestivo, complimenti davvero. Hai uno stile molto cinematografico, riuscivo quasi a vedere le inquadrature sullo schermo mentre leggevo. Ma attento a ripetizioni e a errori di costruzione della frase (ho notato ora che già altri te l'hanno detto quindi tralascio i particolari). Continuerò a leggere e magari a commentare (tempo permettendo)
RispondiEliminaMolto bello come prologo. Sono curiosa di vedere come si evolverà la storia
RispondiEliminaCiao Victor, avevo sentito in un video di youtube il nome di questo forum e allora volevo vedere come scrivessi; devo dire che è come sentirti parlare, ma con più calma. :D Hai uno stile secco, diretto e mi piace, anche se inizialmente può spiazzare un po'. Usi molte frasi brevi e concise, e va benissimo, solo che penso che qualche descrizione in più, proprio come periodo più strutturato, non sarebbe male. Ho notato qualche errore e ripetizioni qua e là, ma fa niente, si possono correggere. La storia sembra interessante e mi sa di Donnie Darko, almeno questo primo prologo. Vedrò nel seguito, che mi incuriosisce. Bravissimo. :)
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