giovedì 24 giugno 2010
CAPITOLO 2- QUEL TRENO PER WEST COBURN
L'oscurità era palpabile e lui vi si muoveva goffamente attaverso: sentiva le membra pesanti, come se avesse dei blocchi di cemento attaccati ad ogni braccio e ad ogni gamba. L'unica cosa che riusciva a percepire era il buio, profondo e quasi liquido, immerso in un silenzio inquietante. Ma in realtà c'era qualcos'altro che sentiva: una collera spaventosa che lo bruciava da dentro, gli si accumulava negli occhi facendoli lacrimare e fuoriusciva dalla sua bocca sotto forma di rantolo sommesso. Sapeva in qualche modo di non essere in se, sentiva la rabbia intorpidirgli i sensi e ogni tanto udiva un rumore secco, come se un oggetto duro cozzasse contro qualcosa. Solo dopo pochi secondi si accorse che stringeva qualcosa nella mano destra: portò l'oggetto verso di se e lo tastò con i polpastrelli della mano libera; al contatto era qualcosa di liscio e freddo, compatto. Nello stato confusionale e rabbioso in cui si trovava ci mise più del previsto a realizzare che si trattava di una mazza da baseball in alluminio. D'un tratto gli venne in mente che l'aveva presa per farci qualcosa in particolare, ora gli era tutto chiaro: ora l'oscurità non era più così compatta, gli sembrava che stesse mutando in penombra, gli oggetti che aveva intorno cominciavano a delinearsi.
Si trovava in una casa, senza ombra di dubbio. Di fronte a lui c'era una rampa di scale e in cima ad essa un corridoio
(Il suo corridoio)
Si. Il suo corridoio. Il corridoio dove si trovava la stanza della persona che cercava, ora gli era tornato in mente. Annebbiato dalla collera ormai incontrollabile e da qualcos'altro (alcool forse) iniziò a salire la rampa, ogni passo era pesante e gli costava un certo sforzo; dopo tre scalini però gli sembrò di acquistare nuova forza e le sue gambe si muovevano rapidamente, pestando con forza ogni singolo scalino di legno e facendolo scricchiolare.
"Rhonda!" urlò. La sua voce era spaventosa, sembrava quasi disumana "Vieni fuori! Vieni fuori o ti vengo a prendere!". Perchè la stava cercando? Oh si. Perchè l'aveva tradito
(la lurida cagna!)
era stato tradito e doveva farsi giustizia da solo. Dal corridoio si sentì echeggiare un lamento isterico, come di qualcuno che stesse piangendo sommessamente. Cominciò a correre allora e quando fu arrivato in cima si diresse verso la porta bianca poco distante: era socchiusa e il lamento proveniva da lì.
Con un calcio spalancò la porta e osservò con sguardo feroce lo spettacolo che aveva davanti: una donna bassa e corpulenta con lunghi capelli biondi e ricci, in ginocchio e con il volto rigato da lacrime. Aveva addosso solo una vestaglia da notte e sul letto sfatto lui notò che c'era una valigia aperta e piena di vestiti appallottolati.
"Te ne stavi andando da qualche parte?" chiese lui, minaccioso.
"No, Jo. No te lo giuro" singhiozzò lei cercando di sfiorargli un ginocchio.
"Balle!" gridò lui e la allontanò con un calcio, colpendola sul labbro inferiore, che si spaccò. Adesso lei stava gridando: era terrorizzata e fissava la mazza di alluminio con uno sguardo carico di paura.
"Che cosa guardi, puttana?" urlò lui. 'Dio santo' sentì nella sua testa, come se l'avesse pensato qualcun altro e non lui 'ma sono davvero io questo?'.
Scosse la testa per allontanare la voce e puntò la mazza verso la donna rannicchiata contro il muro: "Pensavi di farmi fesso? Rispondi Rhonda! pensavi di farmi fesso?" gridò, sputando e colando bava.
"No! No, non l'ho mai pensato!" gemette lei.
"Ah no? E allora perchè mi hai tradito? Perchè mi hai tradito? Stavi scappando, lurida schifosa! Da chi cazzo scappavi?" ormai era totalmente fuori di se.
"Sei un mostro, Jo!" ebbe il coraggio di urlargli lei di rimando "Sono mesi che mi metti le mani addosso! Non ho nessuno, Jo!Non ho nessun altro, voglio solo andarmene da te!".
"Andartene da me?" ridacchiò lui follemente "Ma tu non puoi andartene. Tu sei mia. MIA!" e alzò la mazza sulla sua testa, pronto a colpire. Stava succedendo davvero? Stava veramente per colpirla o era tutto frutto della sua fantasia?
(Lo stolto che si sporge per guardare il fondo del pozzo ci cade dentro!).
Di colpo si svegliò. Quella frase assurda lo aveva colpito al cervello come una sciabolata e la stanza era scomparsa, era scomparsa anche la donna accasciata a terra e lui non era più li con la mazza da baseball sollevata, pronto a colpire.
Era sudato e sedeva su una poltroncina di tessuto blu, parecchio scomoda a dire il vero. Voltò la testa e si ricordò di essere sul treno: si era addormentato come al solito e aveva iniziato a sognare. Erano mesi ormai che faceva sempre lo stesso sogno e puntualmente si risvegliava prima che potesse vibrare il colpo sulla donna indifesa. Con gli occhi ancora gonfi di sonno guardò fuori dal finestrino e ammirò il panorama che scorreva rapidamente: davanti a lui si estendeva la panoramica di un lago circondato da boschi. La vista lo tranquillizzò, anche se aveva ancora vivide le immagini del sogno di poco prima: la cosa che più lo turbava era rivivere quel momento ogni volta che chiudeva gli occhi; era stato un periodo difficile della sua vita e ora era profondamente cambiato, ma quello che era successo quella notte non lo avrebbe scordato per molto tempo ancora. Si era rivolto più e più volte allo psicologo del suo gruppo di sostegno, sperando che potesse prescrivergli un qualche farmaco che gli inducesse un sonno senza sogni, anche solo per una notte, ma il medico gli aveva risposto che era certamente più salutare lasciare che il suo cervello affrontasse il problema, piuttosto che aggirarlo. Così ogni volta che si addormentava era di nuovo costretto a camminare nell'oscurità brandendo una mazza di alluminio e minacciando la donna riccioluta, che lo supplicava in ginocchio e tra le lacrime.
Pensava a tutto questo mentre il treno sfrecciava a tutta velocità e quando udì bussare alla porta della cabina sussultò. "Avanti" disse cortesemente e cercando di darsi un contegno
(Ti stai innervosendo troppo per essere uno che sta cercando di voltare pagina)
Il pensiero lo colse alla sprovvista e dovette ammettere che in effetti era troppo teso: aveva preso quel treno proprio per cercare di cambiare e di fuggire dalla sua vecchia vita, anche se ormai aveva smesso da tempo con certe cose. Solo, aveva bisogno di aria nuova.
(Di aria buona, piuttosto)
La porta della cabina si aprì ed entrò un uomo alto, vestito elegante e che indossava un paio di grossi occhiali con la montatura di corno: doveva avere sessant'anni all'incirca e in testa non aveva più molti capelli. Tuttavia aveva un'aria distinta e rassicurante che ispirò fiducia istantanea all'uomo che era seduto sulla poltroncina blu.
"Mi scusi se la disturbo, ma non ho trovato posto a sedere nelle altre cabine. Mi chiedevo se per caso potessi sedermi qui, sempre che non voglia stare da solo, s'intende" disse con un forte accento inglese l'uomo che era appena entrato.
"Nessun problema, si sieda pure" rispose gentilmente l'altro "Io mi chiamo Joseph Blonde" continuò alzandosi in piedi e tendendo allo sconosciuto una mano da stringere.
"Molto piacere" disse l'uomo vestito elegante "Io mi chiamo Peter Langstorm".
Quando si furono seduti entrambi, l'uno di fronte all'altro, Langstorm iniziò a chiedergli cosa lo portasse a West Coburn. Joseph rispose che era da molto tempo che stava pensando di cambiare aria: aveva sempre vissuto a New York e negli ultimi tempi sentiva che aveva bisogno di un posto più tranquillo dove vivere.
"Allora ha scelto il posto giusto: West Coburn è incantevole, soprattutto in questa stagione. Potrà rilassarsi, senza dubbio" aveva detto Langstorm a quel punto "Non c'è luogo più tranquillo. Tremila abitanti e tutti molto cordiali. Siamo gente semplice, noi: ci piacciono le strade silenziose e i negozi vuoti" aveva aggiunto sorridendo.
"Lei abita in paese?" aveva domandato poi Joseph.
"Sono molti anni oramai. Torno adesso da un viaggio di piacere. Sono andato a fare visita a mia sorella, a Londra" rispose deliziato Langstorm. 'Dunque è proprio inglese' pensò rapidamente Joseph.
"Capisco. In realtà il motivo della mia permanenza a West Coburn è un altro. Volevo cambiare aria certo, ma questa opportunità mi si è presentata tre mesi fa sotto forma di proposta lavorativa" disse Joseph.
"Ha trovato lavoro in paese?" domandò l'altro.
"Sono il nuovo insegnante di letteratura al liceo locale".
"Ma questa è una notizia meravigliosa" esclamò Langstorm "Pensi che coincidenza: io sono uno scrittore. Si può dire che siamo quasi colleghi, dopotutto anche io ho insegnato per qualche tempo al liceo del paese".
"Sul serio? Questa si che è una grande coincidenza!" esclamò Joseph.
"Ormai è passato molto tempo da allora, ma ho un gran bel ricordo di quel periodo. Come le ho detto, a West Coburn siamo tutti gente tranquilla, anche i ragazzi più giovani".
Il treno era quasi arrivato e dopo pochi minuti di piacevole conversazione si fermò alla stazione di West Coburn. Langstorm si alzò e disse con la sua voce distinta:
"Bene caro amico, credo che ci vedremo spesso, allora. Avrei piacere di offrirle un the uno di questi giorni".
"Niente mi farebbe più piacere" rispose Joseph.
Langstorm scese dal treno portando con se la valigia e se ne andò, mentre Joseph dovette aspettare l'agente immobiliare. Dopo mezz'ora stava iniziando a perdere la pazienza. 'Dannazione, forse prendono le cose un po' troppo tranquillamente da queste parti' pensò. Mentreera assorto in quei pensieri gli si avvicinò un uomo incredibilmente grasso, che indossava un abbondante completo bianco e un cappello a tesa larga dello stesso colore: il suo viso era larghissimo e paonazzo, ma dall'aria gentile. Gli venne incontro porgendogli una mano rosea e simile ad uno zampone troppo cotto, quando Joseph la strinse dovette trattenersi dall'emettere un verso di disgusto: era spaventosamente sudata, eppure non faceva particolarmente caldo.
"Salve, io sono Roy Criswell, della Criswell immobili. Lei deve essere il signor Blonde, giusto?" disse l'uomo.
"Mi ha beccato" rispose Jo ricambiando il sorriso.
"Benone. Mi segua, ho la macchina proprio qui dietro" disse e si mise in moto.
Dietro al piazzale della stazione ferroviaria c'era un ampio parcheggio semideserto. Criswell indicò una Toyota Corolla bianca e gli disse di accomodarsi; Joseph aprì la portiera del passeggero e salì. Il sedile era comodo, anche se non potè fare a meno di arricciare il naso per via dell'odore acre che lo aggredì non appena fu salito. Nel quarto d'ora successivo Joseph scoprì quanto poteva risultare noioso e sgradevole il signor Criswell: parlava con una vocetta irritante e solo per dire cose futili. Joseph pensò che avrebbe fatto una figura migliore standosene zitto.
Il breve viaggio, che a Joseph sembrò interminabile, si concluse di fronte ad una graziosa villetta che si trovava nel quartiere residenziale in mezzo ad altre casette molto simili, tutte con un fazzoletto di prato ben curato sul davanti.
"E questa è la casa che ha comprato. Deliziosa, non trova?" domandò Criswell con il suo largo sorriso.
"Decisamente" disse Joseph osservando affascinato la sua nuova casa: una villetta costruita con solide assi di legno dipinte di bianco, una di quelle a cui chiunque avrebbe associato il classico Sogno Americano
("Per ora il tuo è stato un incubo Joseph. L'Incubo Americano" pensò)
"E mi dica" continuò Criswell imperterrito "Ha già fatto la conoscenza di qualcuno in particolare mentre mi aspettava?".
"In realtà ho conosciuto un tizio molto simpatico sul treno" rispose e mentre lo diceva gli venne in mente una cosa a cui non aveva prestato attenzione: Langstorm era entrato nella sua cabina, ma non ricordava che il treno si fosse fermato per far salire nuovi passeggeri. allontanò questo pensiero dicendo a se stesso che probabilmente aveva passato gran parte del viaggio in piedi e solo alla fine aveva deciso di bussare alla sua cabina.
"Come si chiamava? Qui a West Coburn tutti conoscono tutti, probabilmente so di chi si tratta" disse Criswell.
"Era un gentiluomo inglese" rispose Joseph "Si chiama Langstorm, mi pare".
"Peter Langstorm?" chiese stupito Criswell.
"Esatto".
"Lo scrittore?" disse piano Criswell.
"Si, lui".
"Faccia attenzione a quell'uomo, signor Blonde. Non è visto di buon occhio, qui a West Coburn. Queste sono le sue chiavi, arrivederla" disse Criswell affrettandosi.
Joseph rimase sul vialetto, stupito: cosa diavolo era preso tutto ad un tratto a Criswell? Decise che non gli importava e si avviò verso la porta d'ingresso, un po' irritato perchè si aspettava che l'agente immobiliare gli mostrasse almeno l'interno dell'abitazione.
Su una collina non molto distante c'era una casa dall'aspetto antico e gotico, con le finestre oscurate. All'interno Peter Langstorm sedeva in una poltrona nel salotto e, immerso nel buio, aveva lo sguardo puntato verso la persiana rotta, da cui filtrava un debole raggio di sole. "Lo Straniero" disse a voce alta "Lo Straniero è arrivato".
Dietro di lui si mosse qualcosa, ma lui non si voltò e continuò, stavolta rivolto a qualcuno in particolare, ma che sembrava invisibile: "Ancora non mi fai paura. Lui non è ancora tuo. Non è ancora caduto". Sentì una mano raggrinzita che gli si posava sulla spalla, così volto leggermente la testa all'indietro e nella penombra vide il volto emaciato della vecchia: la sua pelle era incartapecorita, al naso mancava un grosso pezzo di carne e non aveva la mascella; la pelle era verdastra e nelle guance intravedeva il movimento di alcuni grossi vermi che vi scavavano dentro. L'odore che emanava era disgustoso, ma Langstorm non si lasciò impressionare: osservò il grosso specchio di fronte a lui e vide che era solo nella stanza. La situazione era ancora gestibile. Tuttavia sentiva la presenza del cadavere vivente e lo udì sussurrare, con la voce roca e chiara nonostante la mancanza della mascella: "Presto. Molto presto, peter, Amore mio".
"Non sono il tuo Amore da tanto tempo" ribattè Langstorm , cercando di nascondere il suo disgusto.
"Si che lo sei. E lo Straniero è arrivato" continuò la voce, stavolta attenuandosi e arrivando a sembrare quella di una bimba dispettosa "Ci divertiremo un mondo, vedrai! E sembra anche curioso, Amore mio. E i curiosi sono stolti. E tu lo sai cosa succede allo stolto che si sporge per guardare il fondo del pozzo, vero?".
"Langstorm si nascose il viso tra le mani e sussurrò: "Ci cade dentro".
"Esatto, Amore mio" disse la vecchia accarezzando il volto di Langstorm e facendolo rabbrividire "Ci cade dentro".
Intanto era calata la sera e il buio si era impadronito del luogo in cui lo sceriffo Gambon aveva trovato il corpo di Pat Turner. Se qualcuno si fosse trovato in quel luogo avrebbe certamente udito distintamente il rantolo sommesso che si propagava come un refolo di vento sempre più crescente. D'improvviso gli alberi furono illuminati dai fari di un'auto: il vento crebbe insieme al rantolo e nell'aria echeggiò il suono di un motore che perdeva potenza brontolando e si spegneva. In lontananza si sentì una voce che esclamava: "Stupido catorcio!".
Il rantolo si trasformò in un sussurro e l'uomo a cui si era fermata l'auto udì distintamente le parole, pronunciate da una suadente voce femminile: "Un altro viandante. Qual buon vento, mio giovane amico?".
L'uomo non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto, ma dietro di lui c'era una ragazza in costume, con i capelli bagnati e lo sguardo feroce che lo fissava, pronta a conficcargli gli artigli nel collo.
Pochi istanti dopo l'uomo giaceva a terra immobile e rantolante: non ebbe nemmeno il tempo di urlare quando la ragazza lo azzanno al volto, strappandogli letteralmente la faccia. Quando emise l'ultimo respiro lo scenario era simile a quello che si prospettò la notte in cui morì Pat Turner: questa volta il corpo della vittima giaceva al bordo della strada, ma nonostante l'aggressione era perfettamente integro. Il volto era ancora al suo posto ed era perfino sereno.
Si alzò il vento e di nuovo si udì il sussurro, stavolta però era una voce maschile a parlare: "E al fin il primo atto ebbe inizio".
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Sinceramente mi piace molto il tuo stile... pur essendo abbastanza spaventato (sono davvero un gran fifone...) voglio leggere il seguito.
RispondiEliminaTi ringrazio! mi fa piacere che apprezzi, davvero!! Sto già lavorando sul capitolo 3, se riesco lo posto ad inizio settimanaXD
RispondiEliminaVeramente bello, vediamo come andrà a finire ^^
RispondiEliminaio aggingerei un pò più di noir, per far aumentare la tensione ancora di più *_*
Grazie! I prossimi capitoli saranno un po' più cupi, man mano che la storia prosegueXD
RispondiEliminaSiiii *_* sanguee, budellaa!!!!!XDD No vabè, non sono così maniaca XDD
RispondiEliminaBuono buono, le pedine sono finalmente in posizione direi, con il prossimo capitolo mi aspetto perlomeno il vero inizio della vicenda e un po' di approfondimento dei personaggi :D
RispondiEliminaHo solo qualche appunto da farti, piccole cose che secondo me potrebbero migliorare la lettura:
Solo, aveva bisogno di aria nuova.
(Di aria buona, piuttosto)
Ho come l'idea che renderebbe meglio il contrario ossia
Solo, aveva bisogno di aria buona.
(Di aria nuova, piuttosto)
" cambiare aria: aveva sempre vissuto a New York e negli ultimi tempi sentiva che aveva bisogno di cambiare aria.
"Certamente West Coburn è un ottimo posto per cambiare aria""
Per quanto la tripla ripetizione abbia un che di magico, reiterare la stessa frase non è mai bene, meglio trovare un'alternativa a "cambiare aria"
Grazie dei consigli, sei gentilissimo come sempre! Si, tra poco la storia inizia a svilupparsi sul serio!
RispondiEliminanoto che i fili iniziano ad intrecciarsi :)
RispondiEliminaqualche appunto, sperando di non essere fastidioso:
"Solo dopo pochi secondi si accorse che stringeva qualcosa nella mano destra"
io avrei messo "Solo dopo qualche secondo" perchè mi pare suoni meglio e da più il senso del tempo...
("La lurida cagna" pensò)
mi sembra un po' impersonale, io avrei messo "Quella lurida cagna"
"Cominciò a correre allora e quando fu arrivato in cima"
la "e" da la continuità alla frase, cosa che serve, ma quì mi pare ci sia anche bisogno di una pausa... io metterei "Cominciò a correre allora, e quando fu arrivato in cima"
"Aveva addosso solo una vestaglia da notte e sul letto sfatto lui notò che c'era una valigia aperta e piena di vestiti appallottolati."
secondo me il "lui" è sottointeso, io lo ometterei...
"No, Jo. No te lo giuro"
dopo il secondo "No" ci va una virgola :)
"Che cosa guardi, puttana?"
questa frase non ha senso... ci andrebbe o "Che cosa guardi puttana?!" o "Che cosa guardi? Puttana!"
"all'uomo che era seduto sulla poltroncina azzurra"
ok, sono un po' pignolo, ma qualche riga sopra la poltrona era di tessuto blu :p
"cambiare aria: aveva sempre vissuto a New York e negli ultimi tempi sentiva che aveva bisogno di cambiare aria.
"Certamente West Coburn è un ottimo posto per cambiare aria""
come dice sagara, tre ripetizioni, sebbene marchino il concetto, solo troppo pesanti, soprattutto se si usano sempre le stesse parole... suggerirei si lasciare solo "cambiare" nella ripetizione di mezzo, in questo modo si spezza il ritmo pur lasciando lo stesso concetto... verrebbe così:
"cambiare aria: aveva sempre vissuto a New York e negli ultimi tempi sentiva che aveva bisogno di cambiare.
"Certamente West Coburn è un ottimo posto per cambiare aria""
"langstorm scese dal treno portando con se la valigia e se ne andò"
Langstorm con la "L" maiuscola ;)
""Benone. Mi segua, ho la macchina proprio qui dietro" disse e si mise in moto."
quel "disse e si mise in moto" suona male, io metterei "disse mettendosi in moto"...
"Il breve viaggio, che a Joseph sembrò interminabile, terminò di fronte ad una graziosa villetta "
sebbene non sia una vera ripetizione interminabili e terminò hanno la stessa radice e suona male ripeterlo due volte... suggerirei "ebbe fine" oppure "finì"...
la citazione a "Quel treno per Yuma" è voluta o no? XD
RispondiEliminaGrazie! Si la citazione è assolutamente voluta, così come il fatto che lo Straniero si chiami Jo (ripreso dal Joe di "Per un pugno di dollari", che era appunto lo straniero misterioso) Blonde (Come veniva chiamato il "Biondo" nella versione americana di "Per qualche dollaro in più")!
RispondiEliminahahaha fantastico, davvero fantastico XD
RispondiEliminaquella di Blonde l'avevo capita, anche se ero incerto se fosse quello di "Per qualche dollaro in più" o quello di "Le Iene" di Tarantino.. però dal momento che sembra essere buono optavo di più per la prima ipotesi :p
la citazione di Jo a dire la verità mi era sfuggita ;)
essendo un grande fan di Leone non ho resistito! Ma in realtà per quasi tutti i personaggi mi sono ispirato al cinema o alla letteraturaXD
RispondiEliminaMi ha sempre affascinato l'espediente delle parentesi di King. L'hai usato ottimamente, direi! Avrei voluto usarlo anche io ma si adatta poco al genere del mio romanzo, essendo un fantasy. Trovo che lo sdoppiamento del pensiero, determinato dalle frasi tra parentesi, sia peculiare di una narrazione moderna, con personaggi problematici e "nascosti" (tu che conosci il patto narrativo sai cosa intendo!). Sì, davvero un gran bell'espediente!
RispondiEliminaGrazie! Credo sia una delle trovate più geniali di King e ho voluto usarlo perchè il lettore si immedesima meglio con il opersonaggioXD grazie del complimento!
RispondiEliminaSe l'attenzione era (leggermente) calata nel primo capitolo, in questa è tornata a pieno. Trovo magnifica la descrizione della vecchia, raccapricciante e vomitevole al punto giusto
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